Accesso Pubblico ai Defibrillatori: la Risposta all'Arresto Cardiaco

La dottoressa Daniela Aschieri traccia un bilancio di vent’anni di Progetto Vita: «In vent’anni salvate 108 persone a Piacenza e provincia»

Progetto Vita: “Aiutati a salvare la vita”. Vent’anni di attività di sensibilizzazione, raccolte fondi, informazione ai cittadini di Piacenza e provincia. La dottoressa Daniela Aschieri, presidente e portabandiera di Progetto Vita fin dalla sua nascita, è stata l’ospite di questa settimana della diretta Facebook de “IlPiacenza”. Intervistata dal giornalista Andrea Pasquali, Aschieri ha tracciato un bilancio di questo progetto, nato nel 1998 con l’obiettivo di ridurre le morti da arresto cardiaco, attraverso una capillare distribuzione di defibrillatori sul territorio. «Obiettivo ambizioso che siamo riusciti a ottenere, i defibrillatori sono distribuiti in città e sul territorio e molti piacentini sono informati sul loro utilizzo».

La rivoluzione di Progetto Vita ha cambiato la vita di tanti. «Intervenire con uno strumento del genere – ha spiegato Aschieri - non è appannaggio solo dei tecnici, ma anche dei cittadini. La tecnologia ha permesso di avere defibrillatori semi-automatici e automatici utilizzabili dai cittadini, mentre quelli degli ospedali sono manuali e necessitano di una diagnosi di un professionista. Vent’anni fa non si poteva defibrillare una persona per strada per i cittadini». La dottoressa ha spiegato cos’è e come funziona un defibrillatore. «Ogni minuto che passa da un arresto cardiaco provoca la perdita del 10% di possibilità di salvare la persona. A dieci minuti dall’arresto cardiaco non c’è alcuna speranza di salvare una vita». Durante la diretta Aschieri ha fornito dati emblematici del problema: nel Piacentino avvengono 300 casi di arresto cardiaco all’anno. In Italia muoiono 60mila persone all’anno, oltre il 50% sotto i 60 anni d’età. «Ogni otto minuti si verifica un arresto cardiaco. Ma se ne parla solo quando muoiono personaggi famosi o sportivi». Occorre anche sfatare un mito. «Si pensava che fosse la miglior morte…ma invece ci si può salvare e vivere anche bene dopo un intervento. È una patologia silenziosa che colpisce molto la popolazione». In vent’anni Progetto Vita ha salvato108 persone.

Molti cittadini non hanno intenzione di mettere mano sull’apparecchio. «È il defibrillatore che decide se può intervenire o meno, la diagnosi è automatica, non può sbagliare. Se non c’è un arresto cardiaco, non parte la scarica elettrica. È ora di sfatare anche questo mito, è lo strumento che riconosce se il problema c’è. Il cittadino non deve sentirsi questa responsabilità, perché la scarica parte solo in caso di bisogno».

«I defibrillatori – ha risposto alle domande del pubblico - si possono tenere in casa, io ce l’ho. Costano oggi mille euro, quando abbiamo iniziato si compravano a quasi dieci milioni di lire. I primi ventuno defibrillatori sono stati un investimento importante. Ora costano come un telefono di ultima generazione». Qualche strumento viene rubato: «Sono tutti tracciabili, la vendibilità è ridotta ai minimi. Abbiamo registrato un paio di furti ultimamente. Ma quello sul Facsal è tornato al suo posto. Su 850 distribuiti a Piacenza, in vent’anni ne hanno rubati 5, segno che si è diffusa una cultura. Il primo rubato al Polisportivo anni fa, dopo un appello pubblico, venne restituito davanti al cancello della struttura».

Tanti gli sportivi di successo deceduti negli ultimi anni per un arresto cardio-circolatorio: il pallavolista Vigor Bovolenta (ex Copra Volley Piacenza), il calciatore Piermario Morosini e, evento luttuoso di pochi giorni fa, la scomparsa del capitano della Fiorentina e giocatore della Nazionale Davide Astori. «La morte di Bovolenta – ha commentato Aschieri - è stata uno spartiacque, gli atleti visti come dèi sono in realtà vulnerabili. In un anno muoiono in Italia cento sportivi durante l’attività fisica. Lo sport fa bene e va praticato, però è meglio farlo in sicurezza. A Piacenza tutti gli impianti sportivi hanno il defibrillatore. In vent’anni abbiamo avuto 18 arresti cardiaci di sportivi e il 90% di loro si è salvato quando c’era lo strumento a bordo campo». La Legge Balduzzi in vigore dal luglio dell’anno scorso rende obbligatoria la presenza dei defibrillatori in tutti gli impianti sportivi dove si pratica attività agonistica. «A Piacenza siamo cardio-protetti in maniera egregia, in Italia non è così: non arriviamo al 40%. E sarebbero fuorilegge, ma non c’è una punibilità. Questa emerge solo davanti ad eventi luttuosi».

Infine, la dottoressa ha spiegato ai nostri lettori e utenti il “codice blu” e le funzioni dell’app omonima di “Progetto Vita”, che allerta le persone più vicine in grado di utilizzare il defibrillatore. «Parte un sms in pochi secondi a tutti quelli vicini illustrando la posizione degli strumenti e dei cittadini». Sulla pagina Facebook de IlPiacenza è possibile vedere e rivedere la diretta.

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