Centrale 112/118: Ecco Come Funziona la Centrale

Se c'è un'emergenza si chiama il 112/118: ma chi risponde dall'altro capo del telefono?

BOLOGNA - Cosa succede dall’altra parte del telefono quando si chiama il 118? Per spiegare la macchina che si mette in moto, fatta di decine e decine di persone, l’Ausl ha deciso di aprire le porte della centrale operativa Emilia Est che ha sede alle spalle dell’ospedale Maggiore. E così capita di assistere in diretta alle chiamate di chi chiede aiuto. E perfino a quella di una mamma in panico perché alla figlia è andato di traverso un pezzetto di grissino che solo le parole ferme e al tempo stesso rassicuranti di una esperta operatrice riescono a calmare (e nel frattempo il grissino va giù e l’allarme scema).

Pof, call taker, dispatcher

Nato dall’esperienza dei soccorsi per la strage alla stazione nell’80, il sistema del 118 è una rete, una catena organizzata in cui contano le più moderne tecnologie e i software più raffinati (a cui sovrintende l’ingegnere Donatella Del Giudice) ma anche, se non soprattutto, le persone. Dal pof, il primo operatore filtro, che risponde al telefono e smista, al call taker, che è l’infermiere che prende in carico la chiamata, cerca di carpire il massimo dei dettagli per assegnare il codice di gravità al caso, fino al dispatcher, che è quello che invia il mezzo, sia esso ambulanza, automedica, elisoccorso. E tutto viene tracciato, registrato, monitorato sugli schermi del computer, in diretta, in una centrale che funziona 24 ore su 24, sette giorni su sette.

L’importanza del telefonino

«Oggi con i cellulari anche i cittadini possono essere di aiuto ed entrare in questa rete — spiega Giovanni Gordini, direttore del dipartimento Emergenza urgenza dell’Ausl —, possono essere d’aiuto a se stessi quando chiamano inviando esattamente la loro posizione con un sms, ma anche agli altri». Sono i soccorritori volontari laici che accettano di scaricare ed iscriversi all’app DAE RespondER, la prima in Italia ad essere completamente integrata con le centrali operative 118 e che ha ricevuto un premio dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Defibrillatori

Nei primi otto mesi di attivazione sono stati 832 i cittadini che, in tutta la provincia bolognese, si sono registrati, 327 di questi solo a Bologna: 56 si sono resi disponibili ad intervenire in casi di sospetto arresto cardiaco avvenuti in luoghi pubblici. Cittadini che possono essere guidati anche all’uso del defibrillatore più vicino, censito dallo stesso sistema. Questi volontari si aggiungono a quelli del progetto Pronto Blu, 1.500 i soccorritori non sanitari addestrati e costantemente aggiornati alle manovre di rianimazione con il defibrillatore, tra cui ci sono anche una ventina di taxisti di Cotabo. Ad alcuni è già capitato di intervenire. «Ho soccorso una donna in arresto cardiaco in piazza dei Martiri — racconta Salvatore Vrenna —, anche le persone normali possono dare una mano». «Sul primo momento ho pensato che sarebbe venuto un colpo anche a me», ammette Francesco che con il suo Berlino 9 è arrivato in piazzetta della Pioggia contribuendo a salvare, con il defibrillatore, una persona in arresto.

I numeri della Centrale

La Centrale 118 è una grande rete composta da 50 infermieri e 5 coordinatori che ha gestito circa 310 mila chiamate nel 2017 attivando 225 mila servizi di soccorso. «È un luogo di cura, è qui che il paziente viene instradato nel percorso giusto», ammette il responsabile medico Cosimo Picoco. E in ottobre si apre ai cittadini con vari open day.

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