Perché sui Treni Non ci sono Defibrillatori? Trenitalia e Rfi: «Li Stiamo Installando»

I treni sono ancora sprovvisti di defibrillatori, come comportarsi?

Riportiamo un interessante questione sollevata dal Corriere della Sera di Torino.

Perché a bordo dei Frecciarossa non ci sono i defibrillatori? La domanda può apparire peregrina, ma nasce da un episodio accaduto un paio di settimane fa proprio a bordo di un treno ad alta velocità. Stavo viaggiando in direzione Milano e un signore, che avrà avuto circa 50 anni, è stato colto da un improvviso malore a bordo del treno. L’uomo viaggiava sulla prima carrozza e a un certo punto in tutto il treno ha cominciato a spargersi la richiesta di una bomboletta d’ossigeno. A fronte di questa situazione, il treno è stato fermato all’altezza della stazione di Milano Rogoredo, dove ad attendere l’infartuato c’era un’ambulanza attrezzata. I sanitari prima di caricare l’uomo a bordo del mezzo di soccorso, che tra l’altro non è riuscita ad arrivare fino alla banchina del binario, hanno tentato disperatamente di rianimarlo per oltre un’ora. Alla fine l’uomo ce l’ha fatta. O almeno, così ci hanno detto. Il treno è quindi ripartito. Tra i passeggeri non si parlava d’altro: tutti siamo rimasti un po’ sconcertati da quanto accaduto. Ma soprattutto, altri passeggeri come me si sono chiesti come mai a bordo di un treno di nuova generazione, come il Frecciarossa, non vi fosse un defibrillatore. Mi chiedo se fosse un caso oppure, semplicemente, è una dotazione non prevista. Sta di fatto che, a mio modesto giudizio, dovrebbero esserci. E’ una questione di civiltà e sicurezza. Viaggiamo a 300 all’ora su rotaie, ma siamo indietro anni luce sulla sicurezza dei passeggeri e anche del personale.

Eleonora G.

Ad oggi non esistono ancora disposizioni normative che impongano a Trenitalia e a Rfi, così come ad altre società di trasporto pubblico, di dotare i propri mezzi di defibrillatore. Non esiste, per altro, neanche l’obbligo di installare gli apparecchi nelle stazioni ferroviarie. Negli ultimi anni il tema è stato a lungo dibattuto: lo strumento salvavita è obbligatorio nelle palestre, negli uffici pubblici e nelle scuole. Non basta che il defibrillatore ci sia, serve anche qualcuno che lo sappia usare e possa effettivamente intervenire su una persona che viene colpita da infarto. Trenitalia, per la verità, nonostante non vi siano obblighi di legge, si sta attivando.

Ad oggi tutti i collegamenti Frecciarossa Fast (si tratta dei treni che non effettuano fermate intermedie) sono dotati di defibrillatori e, stando ai dati di Trenitalia, sono in corso le installazioni anche su tutti i convogli della rete Alta Velocità. È un percorso graduale che nel lungo periodo dovrebbe portare alla totale copertura. Di contro, lo strumento salvavita non è presente sui treni Regionali e Intercity che percorrono linee con una frequente presenza di stazioni e di accessi stradali, tali da rendere quindi possibile e relativamente facile fermare il treno (anche con stop straordinari) e consentire il soccorso con personale qualificato del 118. «Anche Rete ferroviaria italiana, in linea con l’obiettivo di miglioramento continuo della sicurezza nelle stazioni, ha avviato sinergie e soluzioni condivise con le istituzioni regionali, locali e con il coinvolgimento del 118. In particolare ha avviato, nelle principali stazioni torinesi e piemontesi, l’installazione di defibrillatori ad uso pubblici», spiegano dall’azienda.

Non solo, Trenitalia sottolinea anche che «per dovere di cronaca, vale la pena ricordare che gli anni scorsi un’ampia dotazione di defibrillatori è stata consegnata dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria ai presidi Polfer presenti nelle principali stazioni». Per quanto riguarda il trasporto pubblico, un importante passo in avanti è stato fatto da Gtt, il Gruppo torinese trasporti che gestisce alcune tratte ferroviarie della città metropolitana, oltre al trasporto pubblico locale. Sono 38 i defibrillatori presenti nei diversi servizi di Gtt. La metropolitana torinese è completamente cardioprotetta con tutte le 21 stazioni dotate dello strumento salvavita. Il progetto è partito nel luglio 2014 dalle stazioni Fermi, Porta Susa, Porta Nuova e Lingotto, le più utilizzate della rete sotterranea torinese. A inizio 2015 è stata completata l’installazione in tutte le stazioni della metro su cui ogni giorno viaggiano 150 mila persone (42 milioni in un anno). Sempre a partire dal 2015 sono stati installati defibrillatori sui treni della tranvia turistica Sassi-Superga, alla stazione di Sassi, nelle stazioni ferroviarie di Dora, Ciriè, Rivarolo, Volpiano, nell’autostazione di via Fiochetto e presso il parcheggio Caio Mario. Altri 7 apparati sono stati collocati presso i principali depositi, officine e uffici Gtt. Di pari passo con le installazioni dei defibrillatori, Gtt ha organizzato specifici corsi di formazione che hanno coinvolto circa 250 dipendenti. E proprio per quanto riguarda la formazione, Anpas comitato regionale del Piemonte, in qualità di agenzia formativa, si conferma il primo ente per numero di persone abilitate all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno in ambiente extraospedaliero, con oltre 15 mila cittadini certificati in tutta la regione: la capienza di un intero palasport olimpico. In un sistema, quello piemontese, che conta quasi 100 mila nominativi iscritti nella banca dati del portale per la formazione in sanità della Regione Piemonte e 132 enti accreditati. Tra i 15 mila abilitati all’uso del Dae (Defibrillatore semiautomatico esterno) troviamo il personale dipendente delle otto circoscrizioni di Torino, 129 dipendenti Gtt, numerosi vigili del fuoco volontari, polizia municipale, personale di palestre, società sportive, istituti scolastici e aziende. Un primato anche sotto un altro punto di vista: nel 2017 Anpas ha infatti svolto il primo corso Blsd (Supporto di base delle funzioni vitali e defibrillazione) in Piemonte destinato alle persone sorde, grazie alla collaborazione di interpreti della lingua dei segni italiana (Lis).

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