Ritmi Defibrillabili e Non: Quando Usare il Defibrillatore

I ritmi associati all’arresto cardiaco si dividono in 2 gruppi: ritmi defibrillabili e ritmi non defibrillabili. Nel primo caso, il defibrillatore permette di sconfiggere l’arresto cardiaco.

Nei Paesi Occidentali l’arresto cardiaco rappresenta la prima causa di morte, di gran lunga superiore alle morti per tumori, malattie infettive o incidenti stradali. Oltre ad essere drammaticamente diffuso, l’arresto cardiaco è l’emergenza più grave di tutte: a causa di un’alterazione del ritmo cardiaco il cuore smette improvvisamente di battere in modo corretto, la persona perde coscienza e non respira più. Sono proprio questi i sintomi di un arresto cardiaco, che se non riconosciuto e trattato prontamente porta a morte certa in pochi minuti. 

Nei primi minuti successivi all’arresto cardiaco, il cuore è spesso in grado di recuperare totalmente la sua funzionalità a patto che l’arresto del circolo sia interrotto in modo veloce e venga ripristinato il regolare ritmo cardiaco (detto ritmo sinusale). Il fattore tempo è fondamentale: i più recenti studi hanno stimato che le probabilità di sopravvivenza, in caso di arresto cardiaco improvviso, calano del 10% al passare di ogni minuto. Se si aspetta troppo ad intervenire, purtroppo nessun trattamento sarà efficace.

Cosa fare allora in attesa dei soccorsi per non perdere minuti preziosi? 

È indispensabile cominciare il massaggio cardiaco e usare il defibrillatore il prima possibile. Non è necessaria la presenza di un medico per decretare l’arresto cardiaco e la necessità di defibrillare. È il defibrillatore stesso che, una volta applicate le piastre, analizza il ritmo cardiaco tramite un ECG e, solo se si tratta di un ritmo compatibile con la defibrillazione, permette di erogare la scarica. 

Nel caso di una persona in arresto cardiaco, il successo delle manovre dipende in gran parte dal tipo di ritmo cardiaco. Allora quali sono i ritmi che si avvalgono di una defibrillazione? In sostanza si possono distinguere due categorie:

defibrillatore arresto cardiaco

Ritmi defibrillabili

I ritmi cardiaci defibrillabili sono caratterizzati da alterazioni del ritmo che si traducono nell’assenza della attività di pompa del cuore. In questi casi l’unico trattamento efficace è la defibrillazione.

Appartengono a questa categoria la fibrillazione ventricolare (fv) e la tachicardia ventricolare senza polso

La fibrillazione ventricolare è un’aritmia cardiaca caratterizzata da un’attivazione rapidissima e irregolare dei ventricoli. A causa di questa aritmia, il cuore non è più capace di generare una valida contrazione e la gittata cardiaca si interrompe completamente.

La tachicardia ventricolare senza polso è una forma di aritmia molto pericolosa che consiste in un battito particolarmente accelerato (180-250 bpm) con partenza dai ventricoli e che non permette al cuore di riempirsi in modo adeguato di sangue da pompare al cervello.Questa forma di aritmia può evolvere in fibrillazione ventricolare e arresto cardiaco.

Questi due ritmi: 

  1. Sono i ritmi iniziali più frequenti nell’arresto cardiaco extraospedaliero (70-90% dei casi).
  2. L’unico trattamento efficace è l’uso del defibrillatore.
  3. La probabilità della defibrillazione diminuisce col trascorrere del tempo (7-10% ogni minuto) perché degenerano rapidamente in ritmi non defibrillabili.
  4. Le probabilità di rianimare il soggetto sono maggiori rispetto ai ritmi non defibrillabili.
  5. Il massaggio cardiaco rallenta i danni cerebrali e può prolungare la durata di questi ritmi in attesa di un defibrillatore, ma non può da sola ristabilire un normale ritmo.

Ricapitolando, nel caso in cui un soccorritore si trovi di fronte a una situazione di arresto cardiaco causata da un ritmo defibrillabile, le probabilità di rianimare il soggetto sono maggiori. Tramite degli elettrodi posti sul torace, il defibrillatore invia uno shock elettrico al cuore, per cercare di farlo ripartire e ristabilire il normale ritmo.

Ritmi non defibrillabili

I ritmi non defibrillabili sono l’asistolia e l’attività elettrica senza polso.

L’asistolia è l’assenza di sistole cardiaca. Questa condizione comporta il blocco della circolazione sanguigna. Può portare alla morte nel giro di brevissimo tempo. L’asistolia è conseguente alla mancanza di attività elettrica del cuore. Sono molte le cause di un’asistolia: embolia polmonare, infarto miocardico, ipoglicemia, ipotermia, ipossia, ipo- o iperpotassiemia ecc..

L’attività elettrica senza polso è un collasso circolatorio che si verifica, anche se sussiste la presenza di un’attività elettrica registrabile all’elettrocardiogramma (ECG). Anche in questo caso le cause possono essere diverse: insufficienza di pompa a causa di un’estesa disfunzione del miocardico, perdita significativa del tono vasomotorio periferico, perdita massiva di liquidi, embolia polmonare massiva, tamponamento cardiaco ecc.

Più problematico è risolvere un arresto cardiaco di questo tipo. Il defibrillatore, anche se prontamente utilizzato, non erogherà lo shock, ma indicherà di continuare con il massaggio cardiaco. Nel caso di arresto da ritmo non defibrillabile sono quindi fondamentali le manovre di rianimazione cardiopolmonare, mentre l’utilizzo di un defibrillatore è purtroppo inutile.


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