Arresto Cardiaco: Come Prevenirlo con la Risonanza Magnetica

La risonanza magnetica è utile nel 45% dei casi per  identificare con precisione la malattia o le anomalie all’origine di un’aritmia ventricolare maligna, che possono sfuggire alle altre tecniche di imaging.

Prevenire l'arresto cardiaco? A dimostrarlo è uno studio condotto al Centro Cardiologico Monzino e pubblicato sulla rivista JACC: Cardiovascular Imaging, segnando una svolta nella diagnosi precoce delle cardiopatie alla base di aritmie ventricolari responsabili di arresto cardiaco. L’arresto cardiaco, lo ricordiamo, è una situazione clinica improvvisa caratterizzata dall'inefficacia o assenza di attività cardiaca che porta alla perdita della circolazione sanguigna. Per questo è importante riconoscere i sintomi di un arresto cardiaco e intervenire appena possibile con un defibrillatore, l’unico strumento capace di ristabilire il ritmo cardiaco.

«Le aritmie ventricolari maligne sono la causa di circa la metà delle morti cardiache improvvise, soprattutto nei giovani; solo la diagnosi precoce della malattia che causa tali aritmie permette di intervenire prima che le alterazioni del ritmo cardiaco diventino fatali», spiega il coordinatore dello studio, Daniele Andreini, responsabile U.O. Radiologia e TAC Cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino e professore associato dell’Università degli Studi di Milano. «Per identificare la cardiopatia che generalmente sta alla base di queste aritmie - continua l’esperto - l’esame di riferimento è l'ecocardiografia, che però purtroppo non sempre rileva risultati patologici, anche in pazienti con aritmie significative accertate dal punto di vista elettrofisiologico».

Lo studio ha analizzato quanto la risonanza magnetica potesse individuare una cardiopatia: nella ricerca sono stati valutati 946 soggetti con aritmie gravi, per i quali l’ecografia non aveva evidenziato alcun esito patologico. 

«La risonanza ha diagnosticato una cardiopatia strutturale nel 25,5% dei casi e in un altro 19,7% ha identificato anomalie in termini di volume cardiaco, funzione e cinetica della parete», illustra Andreini. «La miocardite è risultata la patologia più frequente, seguita dalla cardiomiopatia aritmogena e da altre forme di cardiomiopatia. Essere in grado di rilevare queste cardiopatie permette di valutare correttamente il rischio e la prognosi del paziente e dunque di selezionare chi ha indicazione per l’impianto di un defibrillatore automatico, dispositivo salvavita».

«Il fatto che la risonanza abbia intercettato una cardiopatia strutturale in circa un paziente su quattro è davvero notevole, ancor di più se consideriamo che i soggetti arruolati nello studio sono pazienti del Monzino, e dunque avevano eseguito gli esami di ecocardiografia transtoracica in un centro di terzo livello con operatori esperti», aggiunge Claudio Tondo, responsabile dell’Aritmologia del Centro Cardiologico Monzino e professore associato dell’Università degli Studi di Milano. «Ci aspettavamo qualcosa di simile: i risultati ottenuti sono in accordo con la nostra esperienza clinica e ci danno la conferma di quanto sia importante non fermarsi nella ricerca della causa dell’aritma, soprattutto quando quest’ultima appare fin da subito clinicamente rilevante».

«Lo studio infatti ha confermato che la risonanza dava un risultato patologico soprattutto quando l’aritmia si presentava frequente o complessa», conclude Andreini. «La prescrizione della risonanza magnetica pertanto non deve essere “a tappeto”, né avvenire in modo indistinto per tutti i pazienti aritmici, al contrario: all’esame vanno indirizzate in modo mirato le persone che presentano aritmie più gravi.

Come ricorda anche il professor Francesco Fedele, Docente di Cardiologia alla Sapienza di Roma e Direttore DAI Malattie Cardiovascolari e Respiratorie presso il Policlinico Umberto I di Roma, prendersi cura del proprio cuore è essenziale: molte cardiopatie sono il più delle volte diagnosticabili con una visita cardiologica ed esami strumentali.

Prevenire e Cardioproteggere

Ma oltre alla prevenzione è importantissimo anche l’intervento rapido in caso di arresto cardiaco, possibile solo con la dotazione di defibrillatori nei luoghi pubblici, incluse le scuole, e l’avvio di progetti di insegnamento del primo soccorso in tutte le scuole, a cominciare dalle prime nozioni nelle scuole primarie, in modo che tutti i cittadini possano acquisire progressivamente le conoscenze e le competenze utili. Le pratiche da imparare per soccorrere una persona in arresto cardiaco sono la rianimazione cardiopolmonare e l’uso del defibrillatore. E con i defibrillatori semiautomatici i passaggi sono davvero semplici, dato che è il defibrillatore stesso ad occuparsi della diagnosi.

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