Arresto Cardiaco, Sportivo di 15 Anni si Accascia

Treviso, il ragazzo si è già ripreso. Il presidente «Ho agito subito, la situazione era difficile»

Aveva appena finito di allenarsi con gli amici al campo di atletica, era andato tutto bene. Si era trattenuto per una corsa leggera come aveva fatto decine di volte prima. Ma mercoledì sera, improvvisamente, il quindicenne si è accasciato a terra perdendo conoscenza, andando in arresto cardiaco. Rischiava di morire. È stata la prontezza di riflessi dei suoi coetanei nel chiamare i soccorsi a salvarlo, ma soprattutto la presenza poco distante del presidente della società sportiva, che da quarant’anni di lavoro fa l’operatore del Suem 118.

Tempo prezioso

Nel giro di due minuti - un tempo brevissimo e fondamentale - gli ha praticato il massaggio cardio-respiratorio e, grazie al defibrillatore di cui sono dotati tutti gli impianti veneti, è riuscito a riavviare quel giovane cuore che si era inspiegabilmente fermato. È una storia a lieto fine quella che arriva da Treviso. Ora saranno i medici della cardiologia del Ca’ Foncello a spiegare cos’è successo al ragazzo, un adolescente in forma, atleta tesserato, che non aveva mai evidenziato problemi nel corso delle periodiche visite di idoneità agonistica: rimarrà ricoverato per accertamenti ma le sue condizioni sono buone.

I soccorsi

«Quand’è arrivata l’ambulanza mi ha chiesto se poteva salire con le sue gambe, ma gli ho risposto che era meglio di no» sorride Rolando Zuccon, autista soccorritore del Suem e presidente di Treviso Atletica. Ora è facile lasciarsi andare e raccontare un dettaglio divertente, ma lì in quei concitati momenti, l’esperienza, il sangue freddo e la conoscenza delle procedure sono stati vitali. Erano le sette e mezza della sera, all’impianto comunale di via Medaglie d’Oro. Questione di attimi. «I ragazzi, quando il loro amico si è accasciato a terra, hanno compreso la gravità dell’accaduto e mi hanno chiamato» racconta Zuccon. «La situazione era difficile, in questi casi agire subito è essenziale. Ho praticato all’istante la rianimazione cardiopolmonare. Ho chiesto di chiamare il 118 e portarmi il defibrillatore, e l’ho usato. Siamo stati velocissimi, dopotutto è un campo di atletica, qui si corre. Quando è arrivata l’auto medica, il ragazzo si era già ripreso».

Le condizioni di salute del ragazzo

Domenica il quindicenne aveva partecipato a una gara di lancio del peso e del disco con un buon piazzamento. «Non era sotto sforzo, era una corsetta di banale importanza – continua il presidente -. Se non fosse stato per il defibrillatore, che secondo me dovrebbe essere presente in ogni ambiente e in ogni edificio, ci sarebbe stato qualche rischio». Ma non è un miracolo e non è merito di una coincidenza: è il frutto di una sinergia e di un percorso cominciato in Veneto dieci anni fa. Lo spiega Marialuisa Ferramosca, il medico coordinatore del Suem 118 Treviso Emergenza: «Questo intervento, e soprattutto il fatto che il ragazzo stia bene, ci riempie di gioia ma è il risultato di percorsi virtuosi e iniziative sul territorio, di un lavoro coordinato di informazione, formazione e sensibilizzazione».

Defribrillatore prezioso

La Regione Veneto, antesignana del decreto Balduzzi, nel 2009 ha iniziato a dare indicazione sulla diffusione dei defibrillatori a Comuni, enti e forze dell’ordine. «È previsto anche che tutti gli impianti sportivi ne siano dotati perché intervenire nel più breve tempo possibile è la cosa più importante. Non solo: il defibrillatore è l’unico modo per salvare la vita di chi incorre in un arresto cardiaco». Il Comune di Treviso ne ha dodici in area pubblica, nelle piazze e lungo le strade del centro: «Ogni strumento è mappato - sottolinea Ferramosca - e quando la centrale operativa viene avvisata di un malore possiamo indicare ai soccorritori occasionali il più vicino. Chiunque sia presente può utilizzarlo seguendo le procedure guidate».

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