Covid e infarto: in calo le morti per mancato accesso all'ospedale

Dopo un aumento di 4 volte dovuto alla paura di andare in ospedale timidi segnali di miglioramento. L'appello dei cardiologi del Monzino

È ancora presto per parlare di inversione di tendenza. Ma la timida diminuzione del dato allarmante della mortalità per infarto dovuta al Covid e ai mancati accessi in ospedale per paura dei contagi è certamente una buona notizia. Il dato arriva perdipiù dal Centro cardiologico Monzino, primo ospedale italiano per numero di interventi di angioplastica coronarica (procedura salvavita nel caso di infarto acuto).

Ma veniamo ai numeri: se nel periodo 20 febbraio-30 marzo 2020 il tasso è aumentato di quattro volte, da aprile la curva ha iniziato lentamente a scendere e, se la tendenza continuasse, potrebbe riallinearsi ai valori pre-Covid entro fine 2020.

Proprio ad aprile, dal Centro Cardiologico Monzino, primo ospedale italiano per numero di interventi di angioplastica coronarica (procedura salvavita nel caso di infarto acuto) Antonio Bartorelli, responsabile della Cardiologia Interventistica, Giancarlo Marenzi, responsabile dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologicae Nicola Cosentino, dello staff dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica sono stati fra i primi a lanciare l’allarme con uno studio osservazionale: dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 in Italia oltre al significativo aumento della mortalità per infarto acuto dei pazienti ospedalizzati si è evidenziata una notevole diminuzione dei ricoveri per questa patologia. Farsi curare in caso di infarto rimane sempre di vitale importanza, proprio come effettuare un massaggio cardiaco in tutta sicurezza in caso di arresto cardiaco.

“Nei primi mesi della pandemia i pazienti con infarto si presentavano con un ritardo medio di quattro ore – spiega Bartorelli – se in epoca pre-Covid il malato raggiungeva il nostro pronto soccorso in media dopo 3 ore dalla comparsa dei primi sintomi, questo intervallo di tempo si è dilatato fino a 7,5 ore con il diffondersi del virus. Inoltre, in uno studio che ha confrontato le ospedalizzazioni per infarto miocardico acuto in Italia nella settimana dal 12 al 19 marzo di quest’anno con quelle dello stesso periodo del 2019, è stata osservata una diminuzione del 48% dei ricoveri per questa patologia. Purtroppo, in Italia come nel resto del mondo, la gente rimandava il più possibile l’accesso all’ospedale per paura del contagio e chi arrivava da noi con ritardo aveva in molti casi una condizione già compromessa, che inevitabilmente rendeva meno efficaci gli interventi salvavita, come l’angioplastica coronarica. Oppure, in molti casi, il paziente rinunciava del tutto a farsi curare, come dimostra il notevole aumento osservato in Lombardia delle morti secondarie ad arresto cardiaco nei 40 giorni successivi al primo caso di Covid-19, registrato il 20 febbraio 2020. È verosimile che molti di questi casi fossero dovuti a infarti acuti non trattati”.

Il grido d’allarme dei cardiologi e le campagne informative di società scientifiche e ospedali sono tuttavia riuscite a frenare questa tragica escalation di decessi. “Dopo il paralizzante shock iniziale - continua Bartorelli – la gente ha capito che i centri cardiologici specializzati si sono organizzati per curare anche le emergenze in sicurezza. Abbiamo fatto rete a livello regionale e noi al Monzino, in quanto hub cardiologico (vale a dire ospedale di riferimento per pazienti cardiopatici non Covid) abbiamo creato percorsi e aree separate Covid-free, riuscendo a contenere al minimo il contagio fra pazienti e mantenendo allo stesso tempo il massimo standard di cura. Tuttavia ancora non c’è piena consapevolezza di quanto è stato fatto a livello organizzativo e di ricerca per proteggere i pazienti cardiopatici dal virus e la pubblica opinione è ancora intimorita dalla pressione esercitata dal virus sul sistema ospedaliero nel suo insieme. Gli accessi sono migliorati come quantità e come tempismo, ma si deve fare ancora meglio per allinearsi agli standard di guarigione pre-covid. Quindi dal Monzino rinnoviamo l’appello di aprile: rivolgetevi subito al Pronto Soccorso appena appaiono i primi sintomi che possono far pensare a un infarto acuto.”

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