Fate movimento di mattina e il cuore vi ringrazierà

Dopo l'intervento di by-pass i pazienti lamentano disturbi del sonno che, se prolungati, aggravano la funzionalità cardiaca. Ma uno studio dimostra che un'attività fisica aerobica e costante al mattino è risolutiva. E spiega anche perché

Pedalare, nuotare o camminare. E non solo: qualsiasi altra attività fisica va bene, purché  aerobica, costante e mattutina. Sarebbe questo l’investimento preventivo da attuare per mettere al riparo il sonno e il benessere futuro di chi è stato sottoposto a by-pass aorto-coronarico. A chiedersi perché molti pazienti reduci da intervento cardiochirurgico spesso lamentino nottate insonni o un dormire discontinuo (e quindi insoddisfacente), sono stati i ricercatori guidati da Hady Atef delDepartment of Physical Therapy for Internal Medicinedell’università del Cairo, in Egitto, attraverso uno studio (Morning exercise is the key to a good night’s sleep after heart bypass surgery) presentato su una delle piattaforme informatiche dell’Esc, l’European Society of Cardiology.  

Sei mesi

Una domanda semplice, posta appunto dai pazienti e a cui è stata data una esauriente risposta. Che scioglie i dubbi e indica lo stile di vita da adottare. Premette Atef: “Molti di questi soggetti hanno difficoltà a dormire. E se il problema persiste oltre i sei mesi, si traduce in un aggravamento delle condizioni cardiache che li mette a rischio di dover ripetere l’intervento chirurgico. È quindi della massima importanza preoccuparsi di come sia possibile migliorare il sonno dopo il by-pass”. E la soluzione a cui sono approdati gli scienziati è che per non compromettere il buon esito dell’intervento e per risvegliarsi al mattino freschi e riposati, è necessario svolgere appena in piedi attività sportiva (ovviamente non agonistica). Ma perché sia un toccasana per le ore di sonno, neanche i precedenti studi erano riusciti a scoprirlo.

L'effetto dell'esercizio fisico

Per indagare sui meccanismi che sottendono alle problematiche è intervenuto lo studio di Atef esaminando l’effetto dell'esercizio fisico sia sul sonno che sulla capacità funzionale. Sono stati dunque arruolati 80 pazienti tra 45 e 65 anni che, anche a distanza di sei settimane dopo l'intervento, non solo non dormivano bene, ma presentavano  anche ridotta capacità funzionale cardiaca. Per condurre in porto la ricerca, sono stati utilizzati tre parametri. Innanzitutto, un test di camminata di sei minuti (walking test) che serve a valutare la risposta contrattile del cuore. Il secondo esame ha riguardato il questionario sulla qualità del sonno attraverso il Pittsburgh Sleep Quality Index. L’ultima prova è stata tecnologica, effettuata mediante un device, l’orologioactigraphche, per 96 ore, ha monitorato riposo e attività cardiaca. È emerso che molti pazienti hanno difficoltà a rimanere svegli durante il giorno, ma poi soffrono di insonnia notturna: entrambi i problemi li ha rivelati proprio l'actigraph.

 Quando l'intervento è invasivo

“La mancanza di sonno e la difficoltà ad addormentarsi – spiega Paolo Capogrosso che per vent’anni ha diretto una delle più importanti Cardiologie dell’Asl Napoli 1 Centro – dipende da vari fattori. Si parte da quello psicologico, conseguenza della invasività operatoria (la sternotomia) a quello fisico determinato dal dolore correlato agli atti respiratori (più si espande il torace maggiore sarà la sofferenza algica avvertita dal paziente) e fino alla rivascolarizzazione: il miocardio dovrà riadattarsi alla sua funzione fisiologica di pompa, quella funzione perduta e successivamente ripristinata dal bisturi”. Ma lo studio dimostra anche altro, aggiunge Capogrosso, che per primo in Campania ha trasformato una divisione di Cardiologia tradizionale in una riabilitazione di degenza con annessa palestra: “Più precocemente si inizia il trattamento rieducativo cardiologico (attività aerobica leggera), maggiori saranno i risultati in termini di sopravvivenza e di recupero lavorativo e sociale”. Perché l’attività fisica farebbe bene al sonno? “Semplice – risponde lo specialista -  durante l’esercizio riabilitativo aumenta la secrezione di melatonina, l’ormone che equilibra il sonno e che fa da reset sul ritmo sonno-veglia”

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