In Arresto Cardiaco a 18 Anni, Salvata dal Defibrillatore

Giovane ragazza salvata durante l'allenamento di pallavolo. Nella società sportiva erano presenti 2 defibrillatori

“Jasna sta bene, e non vede l’ora di tornare in palestra”, lo annuncia la sua compagna della squadra di pallavolo. Jasna, di solo 18 anni, si è accasciata a terra durante un allenamento di pallavolo, colpita da arresto cardiaco. A una settimana dall’incidente la giovane è uscita dalla terapia intensiva di Cattinara dove è stata ricoverata nel reparto di Cardiologia e presto tornerà in campo. Una storia a lieto fine, possibile solo grazie alla prontezza di intervento di tutti. “La chiamata è stata effettuata tempestivamente, il defibrillatore è stato recuperato immediatamente, i presenti hanno iniziato a rianimare e i soccorsi sono arrivati in tempo adeguato”, si congratula Alberto Peratoner a capo del 118 di Trieste. La catena della sopravvivenza ha quindi funzionato alla perfezione: ognuno ha fatto il suo dovere e, soprattutto, era presente un defibrillatore nelle immediate vicinanze.

Jasna gioca nella divisione del Sokol a Duino Aurisina, dove il defibrillatore in palestra c’è.  Anzi ce ne sono addirittura due per le attività estive di volleyball della società: è doveroso essere attrezzati, oltre che obbligatorio a seguito del Decreto Balduzzi.

“Bisogna averli, abbiamo provato sulla nostra pelle e spero di non doverlo provare più”, si sfoga Pavel Vidoni, presidente del Sokol.

Ad effettuare il massaggio cardiaco e ad usare il defibrillatore è stato Tullio Simeoni, papà di una compagna di squadra, arrivato prontamente. Da poco in pensione, Tullio è stato per una vita infermiere del 118 e negli ultimi anni impegnato in corsi sulla divulgazione del soccorso. “Il tempo per noi è un nemico e dobbiamo da subito fare qualcosa per riuscire a soccorrere al meglio le persone”, afferma Tullio Simeoni, ”il più delle volte questo accade, anche perché il soccorso arriva sempre in un momento secondario, quindi nel momento l’astante fa la differenza”. 

Ma allora anche una persona comune senza formazione può salvare una vita?

“Certamente, anzi deve”, afferma Alberto Peratoner a capo del 118 di Trieste, “consideriamo che una persona in arresto cardiaco è una persona morta, quindi la manovra da fare, il massaggio cardiaco, è l’unica manovra che può garantirgli la sopravvivenza nell’attesa dei soccorsi sanitari”. Danni non si fanno, al contrario, forse si salva una vita.

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