Va in Arresto Cardiaco: Salvato dai Familiari

Grazie alle indicazioni fornite dalla centrale operativa del 118 è stato possibile evitare il peggio. Vicino casa c’era un defibrillatore.

Accusava dolori al torace, sintomi chiari di un grave problema al cuore. Ed è stato salvato grazie alla collaborazione tra familiari, il personale dell’emergenza territoriale e il dispositivo più prezioso per intervenire con efficacia: il defibrillatore. Il fatto, l’ennesimo nella vallata e in provincia di Arezzo dove la rete delle apparecchiature salva vita è sempre più capillare, è accaduto attorno alle 23,30. Alla Centrale Operativa del 118 della Asl è arrivata la telefonata dei parenti di un settantaseienne, allarmati per il malessere improvviso del loro congiunto. Immediatamente si sono attivati i soccorsi e mentre venivano inviata sul posto automedica e ambulanza della Misericordia, un operatore rimaneva in contatto telefonico con un membro della famiglia. Nel giro di pochi minuti però le condizioni dell’uomo si sono aggravate e i sanitari hanno compreso che c’era necessità assoluta della defibrillazione.

L’addetto del 118 ha consultato quindi la mappa dei Dae collocati nel territorio provinciale scoprendo che per fortuna uno degli strumenti si trovava proprio sotto la palazzina del valdarnese. Prelevato di corsa dall’alloggiamento, l’apparecchio è stato portato in casa ed applicato al paziente consentendo di diagnosticare l’arresto cardiaco e di risolverlo con poche semplici manovre eseguite dal parente guidato a distanza dall’infermiere della centrale operativa. Quasi in contemporanea varcava la soglia dell’appartamento l’équipe medica che ha provveduto a stabilizzare il pensionato, ad intubarlo e trasferirlo al San Donato di Arezzo per essere sottoposto a una coronarografia e poi ricoverato nel reparto di Rianimazione per le cure del caso. La vicenda potenzialmente drammatica si è risolta in poco più di un’ora e con un esito positivo, ha rimarcato il dottor Massimo Mandò, dirigente del servizio 118 della Asl Toscana Sud Est, "grazie alla collaborazione tra cittadini e il nostro personale dell’emergenza".

Insomma, un’ulteriore testimonianza di quanto l’unione delle componenti di una rete virtuosa e la formazione all’uso dei Dae possano ridurre in maniera sensibile il rischio delle cosiddette morti improvvise. "Questo – ha proseguito Mandò – evidenzia ancora una volta quanto la "macchina" Arezzo Cuore sia fondamentale per la gestione del paziente critico cardiopatico: la presenza di più di mille defibrillatori sul territorio aretino gestiti e censiti dalla Centrale Operativa 118, in stretto raccordo con tutte le associazioni di volontariato, permette di salvare delle vite e di fare in modo che i pazienti sopravvivano privi di lesioni secondarie alla mancanza di ossigenazione cerebrale".

E il responsabile ha ribadito come in caso di arresto cardiaco il fattore tempo sia essenziale: "L’80% dei decessi avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie – ha ricordato – e nel 65% dei casi in presenza di testimoni. Per questo è necessario avere persone preparate, non solo nelle ambulanze o in ospedale, ma anche tra le mura domestiche e nei luoghi di socializzazione. La formazione e la capacità di saper utilizzare al meglio i defibrillatori fa la differenza. E’ un traguardo importante – ha concluso Mandò – che va mantenuto e superato aumentando sia il numero dei defibrillatori sia del personale formato al loro utilizzo". Ad oggi sono 4000 i cittadini in grado di intervenire in simili circostanze.

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